09/03/10

Seduta del CCR interamente dedicata ad un piccolo tesoro di biodiversità  seminascosto nel tessuto fortemente antropizzato della bassa Vallesina: l’isola  ecologica di Ripa Bianca.
  David Belfiori, direttore della riserva naturale e membro del WWF, ha illustrato  a consiglieri, genitori ed insegnanti la storia e le caratteristiche di Ripa  Bianca, situata nel Comune di Jesi (AN), a metà strada tra i Parchi Regionali  del Monte Conero e della Gola della Rossa e Frasassi, è attraversata  dal corso fiume Esino e rappresenta una delle più importanti zone umide  della Regione Marche.
  Fino agli anni Ottanta, il sito dove oggi è collocata la Riserva era  del tutto lontano dall’apparire una zona di interesse naturalistico: nei  pressi dell’area calanchiva era situata la discarica del Comune di Jesi,  chiamata dagli jesini “il Vesuvio” dalla quantità di fumi  che emanava, e gli unici animali che la frequentavano erano delle colonie di  ratti; poco vicino era attiva la cava di San Biagio, che estraeva ghiaia e quindi  soggetta ad un continuo transito di camion e ruspe; il restante paesaggio era  costituito da campi coltivati che arrivavano a ridosso del fiume Esino.
  La tutela dell’area iniziò nel 1997 con l’istituzione da parte del Comune  di Jesi dell’area didattico/naturalistica. L’area, estesa per una superficie  di 18 ettari, venne affidata in gestione al WWF Italia che la inserì  nel sistema nazionale delle Oasi WWF come “Oasi WWF Ripa Bianca di Jesi”.  Nel gennaio del 2003 viene istituita la Riserva Naturale Generale Orientata  Ripa Bianca di Jesi con estensione di 318,5 ettari, all’interno della quale  è presente l’area didattico/naturalistica “Sergio Romagnoli”. 
  Dopo la proiezione di un affascinante documentario naturalistico realizzato  da Michel Giaccaglia, David Belfiori ha risposto in modo appassionato alle numerosissime  domande rivolte dai consiglieri, illustrando le attività svolte all’interno  della riserva e le specie vegetali ed animali presenti al suo interno – ricordiamo,  tra gli animali, uccelli come garzaie, nitticore, aironi cinerini, folaghe,  mammiferi come volpi, istrici, cinghiali, vari tipi di pesci e anfibi (barbi,  anguille, alborelle, tinche, cavedani, rane italiche e verdi) che vivono e si  riproducono nei quattro ambienti dell’oasi (agricolo, lacustre, fluviale,  calanchivo)-.
La discussione che è seguita è stata focalizzata soprattutto sul  delicato equilibrio che intercorre tra le attività umane circostanti  (zona industriale e centro urbano di Jesi) e un ambiente faunistico e vegetale  costantemente minacciato da inquinamento luminoso e ambientale, industrializzazione  e agricoltura praticata con metodi non biologici.
  Lo stesso basso corso del fiume Esino appare sottoposto ad forte stress ambientale,  per via degli scarichi illegali di sostanze inquinanti e del forte prelievo  idrico destinato all’agricoltura.
  Nonostante questo, il lavoro degli operatori del WWF rappresenta un esempio  tangibile di come luoghi fortemente antropizzati possano recuperare il loro  aspetto naturalistico originario e ricreare zone umide che oggi, in Italia,  sono sempre più a rischio di scomparsa.
  Molto attiva, inoltre, l’attività didattica praticata nel centro,  con iniziative interessanti (come gli orti biologici affidati alla cura dei  nonni, la piccola area dove vengono mostrate le modalità di produzione  del compost e il centro di documentazione e divulgazione naturalistica denso  di eventi e appuntamenti per il pubblico).