10/05/09
L’otto maggio 2009 si è svolto ad Assisi il IV Meeting Nazionale delle Scuole di Pace, intitolato “Stelle di pace”, un appuntamento per tutte le scuole d’Italia ideato per discutere dei problemi della pace nel mondo. L’obiettivo principale dell’incontro è rendere le scuole dei luoghi di pace, dove parlare dei problemi della pace e discutere sul da farsi, anche nel nostro piccolo. Per prima cosa è stato spiegato che la pace nel mondo è minacciata da vari problemi. E’ stato proiettato un filmato, realizzato da Elisa Marincola, che mostrava le difficoltà degli immigrati nel raggiunger l’Italia in barconi stracolmi che spesso vengono rimandati indietro. Si calcola che circa 300.000 immigrati vengano respinti al giorno d’oggi. Si è parlato anche della povertà nel mondo, che colpisce non solo l’Africa, ma anche zone “ricche” del mondo. Nel nostro pianeta ci sono 963.000.000 di persone sotto la soglia di povertà e la situazione peggiorerà, infatti altri 4 miliardi di dollari e mezzo verranno a mancare nel 2009 alle persone già povere. Ma anche il problema dell’ambiente minaccia la pace nel mondo, anche se indirettamente: ad esempio, se ora ci sono tendopoli di disoccupati, fra qualche anno ci potrebbero essere tendopoli di immigrati in fuga da paesi in cui si sono verificati disastri ambientali. Questo potrebbe portare ad una mancanza d’acqua per altri circa 2 miliardi e mezzo di persone. Si cerca di risolvere questi problemi, ma, purtroppo, per ogni dollaro dedicato agli aiuti, 10 vengono indirizzati agli armamenti. Ora però il nuovo Presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che verrà destinato molto più denaro agli aiuti, togliendone alla guerra. La situazione rimane comunque problematica, infatti nel 2008 c’erano 26 conflitti dichiarati nel mondo più molti altri non dichiarati. Il conflitto più pericoloso per la stabilità della pace nel mondo è quello fra Palestina e Israele. In Israele il numero di persone povere è triplicato e 67 giornalisti sono morti per documentare questo conflitto, e molti altri sono stati arrestati per aver criticato le autorità. Importanti sono anche i gemellaggi con le scuole estere, come ha fatto una scuola italiana, gemellata con una scuola libanese. I ragazzi della scuola libanese hanno raccontato delle umiliazioni che devono subire nel loro paese e hanno chiesto agli italiani di impegnarsi nel risolvere i problemi della pace. Nel loro paese infatti ci sono guerre ogni 2 o 3 anni, ma ora le forze italiane sono partite per sostenere la popolazione e aiutano a ricostruire le città. Lo stesso preside della scuola libanese ci invita a pensare che mentre noi eravamo lì a parlare nelle fabbriche di tutto il mondo si producono bombe che sembrano giocattoli da posizionare poi in Libano. A tutt’oggi non si è riuscito a sminare del tutto i parchi dove sono presenti le bombe risalenti alla guerra del 2003. L’invito generale, insomma, è a non produrre più armi. Un’altra scuola italiana ha realizzato una TV sul web che parla dei problemi della pace: in questa TV i ragazzi si intervistano tra loro chiedendosi come risolvere i problemi del mondo. Persino i ragazzi di una scuola del centro storico dell’Aquila hanno partecipato al meeting, invitando il pubblico a pensare alle persone nelle tende che aspettano gli aiuti e sperano in un miglioramento della situazione, e a ricordare i 300 morti, di cui 20 bambini. Finito l’intervento dei ragazzi dell’Aquila si è parlato di nuovo dell’Africa, dove le persone vivono in baraccopoli, arrangiandosi e nascondendo le loro malattie, perché se venisse diffusa la notizia che sono malati sarebbero esclusi dalla comunità e non troverebbero più lavoro, anche se misero. Molti africani dicono che gli aiuti arrivano nelle tasche dei ricchi e nemmeno un soldo arriva ad aiutare i poveri. Lì i bambini non vanno a scuola e combattono guerre civili, per loro la pace è solo avere un vestito, un lavoro e del cibo. La maggior parte della gente possiede un solo vestito che indossa finché non è veramente molto sporco, poi viene lavato e asciugato di notte e indossato il giorno dopo. L’Africa è veramente il continente più martoriato del pianeta, ma anche la Palestina è una zona in cui si vivono autentici drammi. Un inviato riferisce che lì c’è un’apparente calma, ma ai primi piccoli conflitti fra israeliani e palestinesi subito l’atmosfera si scalda. Queste riflessioni ci inducono a pensare che non basta parlare della pace e dire chi dovrebbe fare cosa, ma bisogna agire, anche nei nostri piccoli comportamenti quotidiani. Le scelte di molti possono condizionare le decisioni dei potenti della Terra. S.F., Sindaco dei Ragazzi
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