Lo scorso 27 novembre la polizia postale e delle telecomunicazioni ha illustato agli alunni delle classi II e III della scuola media le regole per un web sicuro

Il computer è entrato a far parte delle nostre famiglie con una facilità che, solo pochi anni fa, non ci saremmo aspettati. È naturale, quindi, che anche i più giovani se ne siano appropriati, desiderosi di imparare e giocare con questo strumento ricco di colori, immagini, suoni e animazioni. Internet diventa un vero mondo, uno specchio della realtà attraverso la quale si possono compiere viaggi interessanti, ma che cela anche insidie e pericoli. Tuttavia, come non si vieta ai bambini di uscire per paura del mondo reale, allo stesso modo dobbiamo lasciare che essi esplorino Internet. Non però senza aver insegnato loro come affrontarne i rischi.

Un simpatico ispettore della polizia postale lo scorso 27 novembre ci ha dato utili consigli per utilizzare in modo intelligente questa piattaforma virtuale.

Ad esempio, è sempre utile seguire i seguenti accorgimenti:

  • Mai dare informazioni personali, quali nome, indirizzo, numero di telefono, età, razza, entrate familiari, nome e località della scuola, o nome degli amici;
  • Mai condividere le password, neanche con gli amici;
  • Mai accettare un incontro di persona con qualcuno conosciuto on line;
  • Mai rispondere a un messaggio che faccia sentire confusi o a disagio. Meglio ignorare il mittente, terminare la comunicazione e riferire quanto accaduto immediatamente ai genitori;
  • Mai usare un linguaggio offensivo o mandare messaggi volgari on line.

Il nostro relatore ci ha parlato inoltre dei pedofili, quelle persone attratte in modo morboso dai ragazzi, ma anche dai bambini più piccoli. Questo tipo di perversione è fortemente facilitato dai social network come Ask, dove è possibile fare domande in modo anonimo a delle persone, che, a loro volta, rispondono nel loro profilo, visibile a tutti. Spesso non si conosce il nostro interlocutore virtuale e si immagina che sia un ragazzo della nostra età. Magari il più delle volte è così, ma può anche accadere che dietro ad un innocente nickname si nasconda un adulto che ha cattive intenzioni. Rispondendo alla semplice domanda “dove ti trovi in questo momento?”, diamo la possibilità a un malintenzionato di poterci rintracciare.

Per fortuna abbiamo anche appreso che online niente è in anonimo, ad ogni pc o telefono cellulare corrisponde un indirizzo IP, che è diverso per ogni persona, ed è per questo che la polizia riesce molto facilmente a trovare i colpevoli dei vari cyber-reati.

R.G., E.P. – illustrazione di F.L.