Un emozionante racconto giallo scritto dagli alunni della classe V A della Primaria “Leopardi”. Buona lettura!

Un tardo pomeriggio d’inizio estate il signor Gim Ardino stava passeggiando lungo una stretta via di campagna. Guardava il sole scendere all’orizzonte, mentre pensava di voler fare una bella vacanza. Il signor Gim non era una persona molto robusta, aveva dei corti capelli marroncini e degli occhi verde smeraldo. Portava occhiali rettangolari che la maggior parte delle volte gli scendevano sul naso.

Insomma era un pomeriggio come gli altri quando Gim Ardino sentì un urlo provenire dalla casa bianca vicino a dove si trovava lui. Corse subito verso l’edificio, trovò il cancelletto aperto, entrò. Vide la porta muoversi e, proprio da dietro, uscì un ciuffo di capelli marroni. Gim corse verso di esso, ma non fece in tempo perché, quando arrivò, alla porta ormai non c’era più nessuno. Dopo un po’, aggirandosi per la sala, si accorse che da un’altra stanzina, di fronte al tavolo, sbucava una mano dalla pelle candida, le unghie erano color porpora e sul polso spiccava un bracciale d’oro. Avvicinandosi alla stanza, si accorse che era il corpo riverso a terra di una piccola signorina dai capelli rosso fuoco con delle labbra sottili e occhi celesti come il cielo. Spaventato da quella scoperta, tirò subito fuori il cellulare e chiamò un’ambulanza e anche la polizia. Arrivata alla casa, la polizia si accorse che la signorina aveva delle ferite sanguinanti sulla schiena e sulle gambe. Pensarono che magari si poteva ancora salvare perché il suo cuore, anche se lentamente, batteva. Quindi la fecero portare in ospedale dall’ambulanza. 

Gim raccontò alla polizia tutto quello che aveva visto, compreso il ciuffo di capelli. La polizia volle chiamare un detective specializzato. Arrivò in meno di cinque minuti un signore robusto con i capelli neri: era il detective Sarintone Carlo. Un uomo di circa quaranta anni.

All’apparenza aveva un carattere non molto tranquillo, deciso ma gentile. Vestiva con giacca e cravatta ogni giorno, ma in alcuni casi portava dei jeans, una maglia grigia, un giubbotto di pelle nero e degli scuri occhiali da sole. Nel tempo libero amava giocare a golf o a scacchi. Non aveva né moglie né figli.

Carlo esaminò il luogo del delitto trovando, sotto l’armadio, una piramide egizia grossa quanto un orologio da muro con la punta sporca di sangue; quella era l’arma usata per ferire la signorina che si chiamava Sara Marillo.                                                                                       La polizia prese il cellulare di Sara e controllò tutti i messaggi e le telefonate ricevute ed inviate. Si trovarono delle continue chiamate di un numero sconosciuto.

La polizia, cercando in alcuni registri, scoprì che il numero apparteneva a un certo Matteo Barrindo.                                                                               Nel frattempo, in ospedale, avevano raggiunto Sara alcuni amici di nome Andrea, Lara, Cecilia e Bruno. La signorina Marillo non si era ancora ripresa! Sarintone volle interrogare alcuni di loro, soprattutto quelli che avevano i capelli marroni, se ciò che diceva Ardino era vero. Quindi interrogò Andrea e Cecilia.

– Andrea, dov’eri intorno alle sei, fino alle sette di oggi pomeriggio?

– Ero a casa mia.

– E chi lo può confermare?

– Beh… Nessuno!

– Sei sospettato anche perché abbiamo scoperto che eri arrabbiato con Sara perché non ti aveva ridato i soldi che le avevi prestato.

– Allora, se fossi stato arrabbiato, non sarei andato a trovarla.

– Sì invece, lo avresti fatto per far cadere tutti i sospetti su di te.

– No, non è vero!

– Puoi uscire; completeremo l’interrogatorio quando ti sarai calmato.

Sarintone continuò, interrogando Cecilia.

– Dov’eri oggi pomeriggio dalle sei alle sette?

– Ero a casa di Lara, lei lo può confermare.

Carlo interrogò perfino Matteo, anche se non aveva i capelli marroni, ma neri.

– Dove ti trovavi oggi dalle sei alle sette?

– Beh… Ero…a…al parco…

– Sei sicuro? Nessuno può confermare, vero?

-Em… No!

Poi Carlo fece caso a dei ciuffetti di pelo sul giubbetto di Matteo: erano uguali a quelli che aveva descritto Gim Ardino.

Sarintone allora volle ispezionare la casa di Matteo e lì trovò una giacca piena di quei peletti. Quindi quelli che aveva visto Gim non erano capelli, ma peli della giacca del signor Barrindo. Era stato Matteo a tentare di uccidere Sara! Ma perché?

Dopo la sua
riflessione il detective parlò.

– Perché voleva uccidere la signorina Marillo?

– Non sono stato io.

– Sì invece!- alzò la voce Carlo.

Matteo capì che non sarebbe servito a niente continuare a negare.

– Ok, sono stato io perché io l’amavo, ma lei mi ha respinto!

-Questo non è un buon motivo per ucciderla.

– Lo so però… Mi dispiace! Non so cosa mi abbia preso.

– Sei in arresto- concluse il signor Sarintone.

Poi Carlo fece caso a dei ciuffetti di pelo sul giubbetto di Matteo: erano uguali a quelli che aveva descritto Gim Ardino.

Sarintone allora volle ispezionare la casa di Matteo e lì trovò una giacca piena di quei peletti. Quindi quelli che aveva visto Gim non erano capelli, ma peli della giacca del signor Barrindo. Era stato Matteo a tentare di uccidere Sara! Ma perché?

Dopo la sua riflessione il detective parlò.

– Perché voleva uccidere la signorina Marillo?

– Non sono stato io.

– Sì invece!- alzò la voce Carlo.

Matteo capì che non sarebbe servito a niente continuare a negare.

– Ok, sono stato io perché io l’amavo, ma lei mi ha respinto!

-Questo non è un buon motivo per ucciderla.

– Lo so però… Mi dispiace! Non so cosa mi abbia preso.

– Sei in arresto- concluse il signor Sarintone.

V A – Testo narrativo genere giallo
V B – Disegni “Figura umana”