Il Centro “Carlo Urbani”

Il centro Carlo Urbani (nella foto storica indicato dalla freccia rossa) era un monastero cistercense nel 1500, trasformato nel 1903 in sede del Consorzio Agrario, divenuto dal 2006, dopo un attento restauro, Centro turistico culturale.

La struttura di caratterizza per l’elegante accostamento tra l’architettura originale del ‘700 a moderne soluzioni. Il Centro si sviluppa su piani ed ospita sei sale.

Al piano terra sono collocati l’ampio e luminoso atrio e la Sala dell’Oratorio che dispone di oltre 80 poltroncine e impianti audio e video-proiezione.

Nel piano interrato si trovano la Sala delle Barulle predisposta per l’allestimento di mostre, la Sala del Grano, la Sala del Voltone ed un’altra saletta espositiva.

La Sala delle Barulle è stata recuperata in seguito agli scavi effettuati ed è formata dalle fondamenta dell’antico oratorio, deve il suo nome alle barulle in mattoni che chiudevano gli archi di collegamento all’atrio.

Tavole del “Progetto di ristrutturazione e riqualificazione del Centro Carlo Urbani” fornite dall’Ufficio Tecnico del Comune (anni 2003-2005)

 

Carlo Urbani (medico al quale è stato intitolato il centro) nasce a Castelplanio, in provincia di Ancona, il 19 Ottobre 1956.

Il desiderio di prendersi cura delle persone sofferenti lo porta a scegliere gli studi di Medicina e la specializzazione in malattie infettive. Dopo la laurea, lavora in un primo tempo come medico di base, poi diviene aiuto nel reparto di malattie infettive dell’Ospedale di Macerata. Nel 1996 entra a far parte dell’Organizzazione non governativa Medici senza frontiere e a cavallo tra il 1996 ed il 1997 coordina il suo primo progetto con Medici senza frontiere in Cambogia. Nel 1999 diviene presidente della sezione italiana di Medici senza frontiere e in tale ruolo nello stesso anno ritira il Premio Nobel per la pace a Oslo.  Fu la prima persona ad identificare e classificare la SARS (Sindrome Respiratoria Acuta Grave) o polmonite atipica, la malattia al centro dell’epidemia esplosa in Estremo Oriente tra il 2002 e il 2003 provocando 775 vittime accertate. Muore il 29 marzo 2003 per aver contratto lo stesso morbo che era riuscito ad individuare. La sua scomparsa commuove il mondo intero.