Palazzo Malatesta

Il palazzo comunale del nostro paesello prende il nome di Palazzo Malatesta. Lo vediamo tutti giorni, eppure non ne conosciamo appieno le origini. Andiamo ad analizzare questa parte integrante dell’architettura di Monte San Vito.

Da alcuni manoscritti di Angelo Massa andati perduti, abbiamo compreso che le origini di questo importante e conteso castello vengono fatte risalire al 4° secolo a.C. e probabilmente è stato fondato in questo periodo dai galli senoni.

Il primo documento scritto in cui si menziona Monte San Vito risale al 1053 e successivamente si ha una citazione nei “Regesti Senigalliesi”, mentre assume un rilievo non indifferente con la pubblicazione del diploma del 1177, emanato da Federico I° il Barbarossa, che precede la pace di Costanza del 1183 fra i comuni del Nord Italia. 

Questo specialissimo privilegio sottraeva il dominio sul paese alla giurisdizione del marchese anconetano per porlo sotto il diretto dominio dell’imperatore. 

In seguito alla morte dell’imperatore, la comunità monsanvitese ritornò sotto la giurisdizione della Diocesi di Senigallia, che poi cedette alla giurisdizione alla città di Jesi; ma il dominio di Jesi sul castello fu oggetto per lunghi anni di aspre contese con la città di Ancona.

Agli inizi del XV secolo il castello fu occupato dai Malatesta, che consolidarono la fortificazione costruendo una rocca che ora è inglobata nel Palazzo del Municipio.

Purtroppo le diatribe fra Ancona e Jesi durarono ancora per decenni e terminarono quando Leone X dei Medici assegnò definitivamente il Castello ad Ancona, costringendo Jesi a pagare un’elevata multa. 

Dopo un periodo difficile per calamità, brigantaggio e carestie, il paese si avviò verso una costante crescita, favorita dalla relativa autonomia, di cui si ha testimonianza e diretto riconoscimento nella concessione da parte del Papa Paolo V Borghese, appena eletto al soglio pontificio (1605), del titolo di “Terra”. 

Monte San Vito, terra malatestiana. Monte San Vito è da considerare a tutti gli effetti una “Terra Malatestiana”, non solo perché – intorno alla metà del 1300 -, il dominio della Famiglia Malatesta si estese sulle nostre terre e tra la nostra gente, ma sopratutto per la forte eredità culturale ed architettonica legata ai “Signori di Rimini”. Il Palazzo della Famiglia Malatesta, sede della Residenza Municipale di Monte San Vito, rappresenta l’esempio più importante di questo legame; ma non possiamo neppure dimenticare le case ed i palazzi donati alla cittadinanza, nel 1430 circa, una volta cioè che i Malatesta decisero di abbandonare il possedimento. Da un punto di vista geografico, Monte San Vito rappresenta la propagine più meridionale della Signoria dei Malatesta che, dal 1295 al 1528, ampliarono il territorio acquistando centri e castelli in Romagna e nelle Marche e sul versante adriatico e si spinsero anche fino a Brescia e a Bergamo. Tra questi possedimenti ricordiamo Pesaro, Fano, Cesena, Fossombrone, Cervia e Gradara. Proprio a Gradara, nel 1285, Giovanni Malatesta (detto Gianciotto) uccise sua moglie Francesca da Polenta e suo fratello minore Paolo, scoperti nell’adulterio. Questo sfortunato amore fu cantato – e reso immortale – da Dante, nel VI canto dell’Inferno della Divina Commedia. La frase “Amor, ch’a nullo amato amar perdona mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona” è nota a tutti gli innamorati, tanto da destinare la Famiglia Malatesta all’eternità.